giovedì 6 marzo 2008

Odio

Ero stufo di rimanere in quel maledetto bosco pieno di ratti, insetti e di stupidi porci selvatici ricoperti di pelo. Ero stufo e stanco di restarmene lì, ad aspettare che piovesse per potermi dissetare e ad attendere che qualche animale mi cagasse accanto per potermi nutrire delle sue schifose feci. Per non parlare poi dell’ansia che mi saliva quando scoppiava un temporale, con tutte quelle saette che potevano colpirmi da un momento all’altro, e quella pioggia incessante che sembrava volermi far marcire come la carcassa morta di un ottuso coniglio caduto in una qualche trappola per topi. Ero stanco, ed ero ormai giunto ad odiare tutto ciò che mi circondava. Odiavo la stupidità delle bestie, la vanità dei fiori, l’inutilità dell’erba e le pisciate degli uomini. Non sopportavo l’operosità delle api e delle formiche, l’ozio delle cicale, l’aspetto dei vermi ed il canto degli uccelli che di essi si nutrono. Avrei ucciso tutti gli orsi che tanto mi spaventavano e tutti quei maledetti leprotti che non facevano altro che saltare e mangiar radici. Avrei sterminato cerbiatti e pulcini, distrutto il sole e spaccato il cielo e la terra. Mi sarei bruciato vivo pur di non udire più il fastidioso rumore di quel ruscello inquinato e puzzolente che scorreva a pochi metri da dove abitavo. Sì, avrei preferito morire di una morte orrenda piuttosto che dover restare ancora in quell’inferno che in molti difendono e chiamano natura. Ma che ne potevano sapere tutti quegli ambientalisti di quello che provavo? Non potevano farsi i fatti loro e lasciare che distruggessero il bosco quando della gente ci aveva provato? Che ne sapevano loro della noia che si provava? Che ne sapevano loro di cosa voleva dire essere costretto a non potersi muovere? Nessuno mi portava rispetto e nessuno si degnava di fermarsi per raccontarmi cosa accadeva al di là delle colline o per donarmi una carezza e un po’ di compagnia. Nessuno voleva bene ad un vecchio ormai rinsecchito e pieno di parassiti, al più longevo e saggio abitante del bosco. Ma ora, ora che sono morto, il mio spirito può muoversi liberamente ed i miei occhi possono finalmente scorgere quel che vi è oltre quei colli che prima mi parevano tanto lontani. Ora sono libero di passeggiare; posso saltare, giocare e correre dove più mi pare e piace. Insomma, solo dopo la morte ho potuto trovare la vita e la libertà che Dio non ha voluto concedermi quand’ero ancora una delle più alte sequoie del bosco. Solo dopo la morte ho potuto abbandonare l’odio e l’invidia che stavano ormai rubandomi il cuore per renderlo nero e scuro come la pece. Solo dopo la morte ho potuto raggiungere quella pace che in vita m’era mancata. E allora grazie. Grazie di cuore, fottuto boscaiolo, spero tanto che tu possa presto morire ammazzato per poterti godere tutta questa felicità. Grazie.

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